Modone
Entro ai limiti di Belvedere, ch'è quell'amena, e fertile Provincia nel Peloponneso estesa, la dove era l'antica
Messenia, tra l'altre Città numerasi sotto l'Arcivescovato di Patrasso l'Episcopale, e celebre
Emporio, da Sosiano MODONE, da Turchi MUTUNE, e da Plinio chiamata in memoria di Methena Figliola d'Eoner METONE,
non lungi da Corone, che dieci miglia, da Napoli di Romania cento venti, e settantadue
da Capo Matapan, il di cui sito favorito di circonstanze forti dalla natura, e dall'arte, attrovasi sopra un
Promontorio, ch'avanzato nel Mare di Sapienza, fronteggia colle coste dell'Africa con sicuro, e commodo Porto
a piedi, dove risiede il Sangiaco della Morea, Ministro di stima appresso la Monarchia Ottomana.
Nel corso di secoli soggiacque agl'insulti di chi volea avanzarsi a soggiogar colla Provincia il Regno; onde antemurale
riguardevole al medemo, come ben spesso combattuta, e vinta, così più volte costretta a sostenere con suoi tributi
di varie nationi il comando.
Ottennero il possesso di questa per i Spartani i popoli di Napoli, che per sometterla al freno, introdussero
nella piazza una Colonia. Indi a poco ambitiosi gl'Illirici d'ingrandimento, creatisi per dominante un Rè, posta in piedi
poderosa armata scorsero le vicine campagne, arrivando a Modone, finsero da quelle genti, come amiche, volere procacciarsi
le vettovaglie; ma poco cauti i Cittadini, dando fede alle loro bugie, corser'a gara a portarli le provisioni chi di pane,
chi di vino, ed'altro, quando sul più bello usciti quasi tutti gl'habitatori dalla Fortezza, gl'Illirici con la Spada
alla mano assalendo ogni sesso, molti n'uccisero, e molti fecero schiavi, restando la Città saccheggiata e distrutta. L'imperatore Traiano
teneramente amando il misero avanzo di quei traditi, generosamente li diede privilegi, e franchiggie, colle quali aristocraticamente si governarono
sin'al tempo di Constantino, che da Roma passò a Constantinopoli con la sua fede, à cui restando soggeti,
non lasciarono il solito modo di vivere come capi riverendo solo gl'Imperatori.
Nel 1124 la combattè, e vinse il Doge Domenico Michele, che per la terza volta da Terra santa facea ritorno,
trionfante per li gloriosi acquisti di Tiro, ed Ascalona in Soria, Rodi, Scio, Samo, Lesbo e Andro nell'Arcipelago,
à quali memorabili imprese vi si aggiunse la sconfitta data all'Armata infedele
coll'espulsione di questa dall'assedio di Zaffo; e quantunque l'anno susseguente fosse rilasciata al greco Impero,
nulladimeno nella divisione di questo, fatta l'anno 1204, ritornò alla Republica, alla quale nel 1208 fù rapita
da Leone Vetrano di natione Ligurico, di professione Corsaro, che non molto la resse, poichè in breve fatto schiavo
nell'Hellesponto, fù condotto a Corfù, e strozzato da mano Carnefice; riportò in trofeo delle sue ingiuste rapine il supplicio
d'una morte infame; a causa della quale confusi, e dispersi li suoi, riuscì con poco sforzo al Dandolo, e Premarino racquistarla
al natio Dominio. Ma Baiazette Secondo, che per accrescere il proprio Impero vegliava all'acquisto de più Paesi, nel 1498
munito d'un Corpo di cento cinquanta mille Combattenti, la strinse per espugnarla, e diroccando à precipitio
col cannone le mura al Borgo, obligò i Capi, ad eseguire la consulta di ritirarsi colle spoglie entro la Città, nella
quale pure sperimentorno mai sempre più violenti gl'impulsi dell'Inimico; dal che angustiat'i Veneti, havrebbero piegato alla resa,
quando l'Armata della Republica staccatasi dal Zante non havesse affrettato il soccorerli;
qual pervenuta a fronte de Turchi nulla prezzando i cimenti, venne alla zuffa, , che fra varij successi, diede addito ad'una Feluca
di spingersi a ragguagliare a que' Popoli la costante risolutione di provederli com'anco riuscì; poichè
dall'Armata Veneta quattro Galere col carico di munitioni: trapassando queste le squadre Ottomane, ad onta loro conseguirono a salvamento
il Porto: successo felice sì: ma origine di lagrimevol disgratia, poichè abbandonati dal Presidio i posti
per ricever festosi i sospirati soccorsi; i Turchi, che dall'altra parte applicavano alla vittoria,
conosciuti absenti gl'ostacoli si valsero dell'ocasione, entrando furiosamente nella Piaza, dove con strage horrenda,
diedero saggio della loro tirannide, sotto la qualefinì i giorni di sua vita Monsignore Andrea Falconi,
che vestito in Pontificale, animava que Popoli a sostenere l'incursione di quegl'infidi.
Iddio ch'a tempo punisce, chi con sacrilega mano non isdegnò imporporarsi nel sangue de Pastori
Ecclesiastici memore del scempio di questi barbari benche ritardata la vendetta sin quasi al spirar di tre secoli,
volle poi finalmente ch'il braccio robusto de suoi più fidi la eseguisse; non tutto ciò in quella guisa, che ben doveasi
perche nel cuor de fedeli scintillando la carità non può regnarvi, in uno l'ombre della Tiranide; Quest'anno 1686:
ch'è quell'anno apunto in cui penuriano nella fertilità medesima le palme, mentre copiosi i campioni per
coronarsi le tempia tendono a introlarle doppo esperimentato da Turchi per il continuo di 16 giorni
il Veneto valore s'aresero in fine avedendosi che troppo ruvinoso era il loro eccidio quando congiuratogli
dalla Regina dell'aque unita al fuoco; il Morosini già è il prode, che rinforzato da generosi guerieri abbate coll'aspetto aterra col
guardo quei popoli, che se sano, pure non vogliono apprezzare gl'eserciti di Christo. Gli successi nel fatto sono varij,
moltiplici s'anumerano le contingenze da chi ne diede in luce distinte notitie, s'adduce quivi solo come li
7 Luglio all'hore 22 esposero gl'assediati bandiera bianca, al che seguiti i capitoli della resa uscirono il terzo
giorno con armi è bagaglio, consegnato già anticipatamente il Torione della Marina, perche così richiesti
dal Generalissimo; al numero di 4000 erano gli habitanti trà quali mille habili alla Militia; l'imbarco l'hebbero per
Barberia; nella Città e Fortezza vi sono rimasti 100 pezzi di Cannone di bronzo detratone nove.
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