Lemno (Limnos)
Date fondamentali:
1208 I Veneziani occupano Lemno: essi mantengono il controllo dell'isola nei secoli seguenti
anche se sia i Bizantini che i Genovesi ne ottengono il possesso per brevi periodi.
1476 Gli Ottomani fanno un tentaivo di occupare l'isola; vengono respinti, ma
tre anni più tardi ci riescono.
1652; 1656-57; 1698 I Veneziani occupano brevemente l'isola
per utilizzarla come base militare per minacciare Costantinopoli.
Lemno è un'isola vulcanica che sorge isolata nell'Egeo settentrionale. La sua struttura molto articolata ricca di
baie ed insenature offriva un sicuro riparo ai convogli veneziani in viaggio da
Negroponte a Costantinopoli.
Myrina, sulla costa occidentale dell'isola, è il principale centro abitato. Il nome
richiama quello di Smirne, la grande città sulla costa asiatica dell'Egeo. Si tratta in entrambi i casi di riferimenti
ad una mitica dea del mare, un culto femminile diffuso nell'area, prima che l'espansione greca vi sostituisse
il proprio sistema religioso, fondamentalmente maschile e patriarcale.
E tuttavia il mito greco incorporò se non altro il ricordo della grande dea del mare adorata a Lemno e della prevalenza dell'elemento femminile su quello maschile.
Ecco come Robert Graves nel suo The Greek Myths descrive il ruolo di Lemno nella mitologia greca:
"Gli uomini di Lemno avevano litigato con le loro mogli, affermando che puzzavano, e con questa scusa
presero come concubine delle ragazze rapite in Tracia. Per vendicarsi
le donne di Lemno uccisero i loro mariti senza alcuna pietà, e giovani e vecchi, con la sola eccezione
del Re Thaos, la cui vita fu segretamente risparmiata dalla figlia Hypsipyle, che
lo fece partire dall'isola su una barca senza remi.
Un anno più tardi Argo, la nave di Giasone e dei suoi Argonauti, apparve all'orizzonte dell'isola:
le donnedi Lemno pensarono che fosse una nave nemica dalla Tracia: indossarono
le armature dei loro mariti e corsero alla spiaggia per respingere il temuto attacco.
Ma Echione, l'eloquente araldo di Giasone presto le tranquillizzò; e
Hypsipyle convocò una assemblea dove propose di inviare agli Argonauti
offerte di vino e cibo, ma di non consentire loro di entrare nella città,
per timore di essere accusate del massacro dei loro maschi.
Polyxo, l'anziana nutrice di Hypsipyle, si alzò allora per osservare che, senza uomini,
la razza di Lemno presto si sarebbe estinta. 'La opzione migliore', ella disse, 'sarebbe per voi
di offrire il vostro amore a questi avventurieri di alto lignaggio, e così
non solo porreste la nostra isola sotto una forte protezione, ma dareste vita
a una nuova e robusta razza.' Questo disinteressato suggerimento
fu accolto con appalusi, e gli Argonauti furono i benvenuti a Myrina.
Ogni avventuriero fu circondato da diverse giovani fanciulle,
tutte desiderose di portarselo a letto. Hypsipyle volle Giasone per sè,
e lo divertì in modo regale; fu così che rimase incinta di Euneus, che
successivamente divenne re di Lemno. Molti bambini furono concepiti in tale occasione con
gli altri Argonauti e questi non sarebbero più partiti per la Colchide alla ricerca del vello d'oro, se Ercole
che era rimasto a guardia dell'Argo, non si fosse infine deciso
a recarsi furioso a Myrina, a bussare con la sua clava alla porta delle case
e a richiamare i suoi compagni alla loro missione."
Veduta della fortezza da Romeikos Gialos, l'insenatura "Romana"
Un alto promontorio roccioso protegge due porti naturali:
Romeikos Gialos e il più piccolo Tourkikos Gialos;
molto probabilmente il loro nome deriva dal fatto che i convogli veneziani
gettavano l'ancora nell'ampia baia settentrionale, mentre la baia a sud era preferita
durante la dominazione ottomana: va anche detto che Romeikos Gialos guarda verso la costa della
Tracia in Europa e che l'Europa era chiamata in questa parte del mondo Rum o Romania o ancora
Rumelia. La città è oggi sull'istmo tra i due porti, ma nel passato era almeno in parte all'interno della fortezza.
Vedute della fortezza da Tourkikos Gialos, l'insenatura turca
Le mura esterne dell'antica fortezza sono state recentemente restaurate e in alcuni settori
totalmente ricostruite in un modo che sembra prevalentemente dettato dall'obbiettivo di dotare la moderna cittadina
di un suggestivo scenario, particolarmente tale di notte quando le mura vengono illuminate.
L'ingresso alla fortezza
Le mura della fortezza non furono mai modificate per adeguarle alle necessità indotte dallo sviluppo della moderna
artiglieria e perciò offrono un interessante esempio delle tecniche difensive medievali.
L'unico ingresso è nascosto alla fine di un lungo sentiero che costeggia le mura e che perciò
esponeva gli assalitori a subire il lancio di frecce, pietre e olio bollente. L'ingresso è protetto da due alte torri e si snoda
con una curva a gomito che accresceva le possibilità di ricacciare il nemico che fosse riuscito a sfondare la porta.
I timidi custodi della fortezza
Superato l'ingresso, si accede ad un vasto pianoro ai piedi della parte più alta del promontorio,
l'antica acropolis di Myrina. Si vedono resti di strutture murarie tra l'alta erba e quà e là
dei minuscoli boschetti. Il luogo è completamente deserto e silenzioso: quando un fruscio coglie l'orecchio del visitatore questi pensa subito
che sia causato da una capra che si è arrampicata fin quassù, o peggio da un cane randagio che crede di essere il signore del posto. E' perciò una lieta sorpresa scoprire che i boschetti
celano dei simpatici e timidissimi custodi.
Vedute dalla fortezza
La fortezza fu costruita sul sito di una antichissima acropoli: si vedono ancora resti di antichi terrazzamenti effettuati giustapponendo massi di diversa forma.
Gli archeologi (anche Italiani) hanno trovato qui ed in altri siti dell'isola tracce
di misteriosi riti in onore dei cosidetti dèi Cabirii, a testimonianza dello sviluppo dell'isola in tempi remotissimi: la presenza di numerose lanterne
di coccio ha portato a ritenere che i riti si svolgessero di notte o forse al tramonto quando, nel periodo vicino al solstizio d'estate, il sole cala
dietro la massa triangolare del Monte Athos: il monte è invisibile durante il giorno e appare improvvisamente quando i raggi del sole assumono una bassa inclinazione. Il monte è più comunemente chiamato dai Greci Aghios Oros, Monte Santo o Sacro e così probabilmente lo chiamavano i primi abitatori
dell'isola quando la sua apparizione faceva loro capire che no, non erano soli sulla terra; al di là della sterminata distesa d'acqua che li circondava esisteva un altro mondo, un'altra vita.
Ciò che rimane dell'edificio principale alla sommità dell'acropoli e una polveriera quasi intatta
Dai molti resti di mura sparsi in una vasta area e dalle numerose indicazioni di strutture sotterranee si può provare a farsi una idea della complessità della fortezza. L'unico edificio che non sembra aver sofferto le ingiurie del tempo è un deposito di munizioni
costruito ad un livello inferiore rispetto al terreno circostante, circondato da spesse mura e esso stesso provvisto di una struttura molto solido. Tutto ciò per attutire gli effetti di una eventuale esplosione del materiale in esso contenuto.
Un frammento di colonna murato nelle mura e un bassorilievo veneziano con due stemmi
Le mura ed in particolare le torri mostrano l'utilizzo di materiale più antico e pezzi di colonna fuoriescono dalle pareti.
Null'altro è rimasto dei templi, chiese, moschee, edifici pubblici che nel corso dei secoli sono stati costruiti
all'interno della fortezza. Alla fine di una lunga ricerca l'unico elemento decorativo ritrovato è un frammento di un bassorilievo su un parapetto
ricostruito recentemente: è stato murato alla rovescia e a prima vista non se ne capisce il significato: poi immaginandolo capovolto
ci si rende conto che mostra due stemmi veneziani risalenti alle brevi occupazioni del XVIImo secolo: lo stemma ridotto ad un frammento è attribuibile ai Querini, un tempo
signori di Stampalia.
Introductory page on the Venetian Fortresses
In the Ionian Islands:
Corfù (Kerkyra)
Santa Maura (Lefkadas)
Cefalonia (Kephallonia)
Asso (Assos)
Zante (Zachintos)
Cerigo (Kythera)
In the Greek mainland:
Parga
Preveza and Azio (Aktion)
Vonizza (Vonitsa)
Lepanto (Nafpaktos)
Atene (Athens)
In Morea:
Castel di Morea (Rio), Castel di Rumelia (Antirio) and Patrasso (Patra)
Castel Tornese (Hlemoutsi) and Glarenza
Navarino (Pilo) and Calamata
Modon (Methoni) and Corone (Koroni)
Braccio di Maina, Zarnata, Passavà and Chielefà
Mistrà
Corinto (Korinthos)
Argo (Argos)
Napoli di Romania (Nafplio)
Malvasia (Monemvassia)
In the Aegean Sea:
Negroponte (Chalki)
Castelrosso (Karistos)
Tino (Tinos)
Egina (Aegina)
Nasso (Naxos)
Milo (Milos)
Stampalia (Astipalea)
Scio (Chios)
Candia (Kriti)
You may refresh your knowledge of the history of Venice in the Levant by reading an abstract from
the History of Venice by Thomas Salmon, published in 1754. The Italian text is accompanied by an English summary.
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