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Metelino (Mytilini)
L'isola greca di Lesbo è solitamente associata alla poetessa Saffo, che si ritiene sia vissuta
a Metelino, la maggiore città dell'isola nel vIImo secolo A.C. Poco ci è rimasto della sua opera letteraria, ma nell'antichità era considerata un simbolo dell'amore omosessuale.
Ciò è forse dovuto al fatto che a Lesbo e nella vicina Limnos esisteva una società basata sul matriarcato, almeno sin quando la cultura greca non prese il sopravvento
La città di Metelino (come veniva chiamata da Genovesi e Veneziani) fu inizialmente costruita su di un isolotto vicinissimo alla costa; la città conobbe un grande sviluppo durante il dominio romano; lo stretto venne progressivamente colmato fino a trasformarlo in un canale superato da ponti. L'abitato si estese anche su una collina di fronte all'isolotto dove venne costruito un teatro. Recenti scavi hanno portato alla luce numerose ville romane; un acquedotto riforniva di acqua la città.
L'antica acropoli della città greco/romana è oggi interamente occupata da una fortezza che è stata costruita in periodi diversi. Durante l'impero bizantino la popolazione si ridusse e per difendersi dalle scorrerie arabe si ritrasse sulla sommità dell'isolotto che fu fortificata utilizzando i templi abbandonati del passato.
L'isola era famosa per la sua florida agricoltura; i suoi vini erano rinomati a Roma; con il declino dell'Impero Romano molti vigneti furono abbandonati e sostituiti con oliveti. Le olive e l'olio che se ne ricava costituiscono ancora oggi un elemento importante della dieta di Greci e Turchi. Inoltre l'olio era facilmente commerciabile.
Nel Trecento Genova e Venezia lottavano per la supremazia nel Levante: Venezia era la potenza egemone nell'Egeo, mentre Genova deteneva il monopolio del commercio nel Mar Nero. Genova aveva buone relazioni con i Bizantini e nel 1355 l'imperatore Giovanni V in segno di ringraziamento per l'aiuto prestatogli nel conflitto con Giovanni Cantacuzeno, che aveva usurpato il trono approfittando della sua minore età, concesse ai Gattilusio (una famiglia genovese) il controllo di Lesbo. Egli concesse anche a Francesco Gattilusio la mano di sua sorella. I Gattilusio divennero i signori dell'isola, sia pure come vassalli dell'imperatore. Si ritiene che il loro stemma raffiguri una cotta, la maglia metallica indossata in combattimento. Il rilievo mostra questo simbolo accanto all'aquila imperiale; tra i due vi sono quattro lettere B. Queste stanno per Basileus (imperatore); due di esse sono rovesciate perchè l'imperatore era il signore dell'oriente e dell'occidente. I Gattilusio decorarono la fortezza ponendo accanto ai loro stemmi dei rilievi trovati tra le rovine della città antica.
Poichè Lesbo era formalmente un possesso imperiale, il Sultano Maometto II, dopo aver deciso di porre l'assedio a Costantinopoli, attaccò l'isola per evitare che da essa giungessero rifornimenti. Nel 1452 la fortezza cadde; gli Ottomani tuttavia non cancellarono i simboli dei precedenti signori, ma si limitarono ad aggiungervi i loro.
Gli Ottomani avevano scarso interesse all'isola e nonostante un attacco veneziano nel 1500 non fecero molto per rafforzare la fortezza. Cambiarono opinione nel 1657 quando i Veneziani riuscirono a bloccare i Dardanelli e tentarono di spingersi fino a Costantinopoli. Dopo quell'evento tutte le fortezze delle isole vicino ai Dardanelli (Tenedo, Imbro e Lesbo) furono tutte notevolmente potenziate.
Il rafforzamento della fortezza fu completato con la costruzione di un prolungamento delle mura che raggiunse il mare. Anche per la costruzione di queste mura furono utilizzate le rovine dell'antica città.
Nel 1912 l'isola fu occupata da truppe greche e nel 1923 la pace che pose fine alla guerra con la neonata Repubblica Turca confermò l'assegnazione dell'isola alla Grecia. Gli accordi stabilirono un massiccio scambio di popolazioni; i Turchi vivevano all'interno della fortezza e nelle sue immediate vicinanze; i Greci vicino al porto. La fortezza svuotata della sua popolazione divenne una area esclusivamente militare. E' da pochi anni accessibile al pubblico. Gli edifici non utilizzati dai militari furono lasciati al degrado. E' in corso una azione diretta a restaurarli.
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