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Le fortificazioni di Rodi possono essere classificate in tre categorie:
Emporio, il porto commerciale, era protetto da due torri: la Torre di S. Angelo sul suo lato meridionale era situata alla fine di un molo naturale: fu rafforzata dal Gran Maestro d'Aubusson che vi appose lo stemma di Francia: è chiamata Torre dei Molini perchè sul molo vi erano tredici mulini (ne sono rimasti tre); la Torre di Naillac fu costruita dal Gran Maestro Philibert de Naillac prima dello sviluppo della artiglieria ed aveva la forma quadrata di tante torri medievali; fu danneggiata da due terremioti nell'Ottocento e fu poi demolita per evitare che crollasse.
Mandracchio, il porto militare e con ogni probabilià il porto di Rodi nell'antichità, era protetta da una torre costruita nel 1464-67 dal Gran Maestro Raimondo Zacosta su un molo che aveva altri mulini. La torre fu trasformata in un piccolo fortilizio dal Gran Maestro d'Aubusson che la cinse con un bastione dopo il primo assedio di Rodi.
I Cavalieri, dopo aver conquistatao Rodi nel 1308, si limitarono a restaurare le mura bizantine; durante il governo dei Grandi Maestri Heredia (1377-96) e Naillac (1396-1421) le mura furono quasi completamente ricostruite; subirono altre modifiche nella seconda metà del Quattrocento: la torre dedicata a S. Pietro appartiene a questo periodo; fu costruita dal Gran Maestro Zacosta tra il 1461 e il 1464 durante il pontificato di Papa Pio II, di cui venne apposto lo stemma. In aggiunta alla solidità delle fortificazioni la difesa della città era anche affidata ad immagini sacre quali angeli armati.
Con l'essere riuscito a resistere all'assedio ottomano del 1480, l'Ordine guadagnò una popolarità immensa che si tradusse in molte donazioni che vennero utilizzate per rafforzare le difese della città. Il bastione di S. Giorgio è uno dei più imponenti; fu costruito con l'assistenza di Basilio della Scola, un architetto militare vicentino. Vi erano collocate batterie di cannoni anche al livello più basso per colpire gli assalitori che fossero riusciti a scendere nel fossato.
Le mura erano circondate da un gigantesco fossato: per impedire che il nemico cercasse di riempirlo facendo franare il terreno circostante questo era trattenuto da una muraglia difficile da demolire. Nel fossato i Cavalieri costruirono delle casamatte collegate con le loro fortificazioni dalle quali potevano colpire gli assedianti.
Durante l'assedio del 1480 gli Ottomani erano riusciti ad aprire una breccia nella parte sud-orientale delle mura; da lì lanciarono un assalto all'arma bianca: 300 giannizzeri (le truppe scelte del Sultano) riuscirono a penetrare in città ma i Cavalieri guidati dal Gran Maestro d'Aubusson impedirono al grosso dell'esercito nemico di fare altrettanto e riuscirono a salvare la città. Fu l'ultimo episodio dell'assedio: le perdite subite costrinsero gli Ottomani ad abbandonare l'impresa. Il Gran Maestro Fabrizio del Carretto dette il suo nome all'enorme bastione circolare costruito nel luogo ove gli Ottomani avevano aperto la breccia.
Un altro straordinario esempio delle fortificazioni erette dopo il primo assedio è un lunghissimo rivellino costruito nel mezzo del fossato; i Cavalieri vi potevano arrivare attraverso passaggi sotterranei che potevano facilmente essere ostruiti nel caso il nemico fosse riuscito ad impadronirsi del rivellino. Lo sviluppo di difese così possenti portò a cambiamenti nella tecnica militare; dato che i cannoni dell'epoca non sparavano proiettili esplosivi ma solo palle di pietra che avevano un effetto relativamente limitato, gli assedianti ricorsero allo scavo di cunicoli che permettessero di minare la base delle mura. La guerra d'assedio divenne una questione molto tecnica. |