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Scio (Chios)

Nel Settecento le Compagnie delle Indie di Inghilterra, Francia ed Olanda governavano su numerose città costiere e territori ad esse limitrofi di India, Indocina ed Indonesia. Un simile esempio di unione tra interessi commerciali e politici si ritrova nella Maona Giustiniani che governò sull'isola di Scio (Chios) nel Mar Egeo per più di duesecoli, dal 1347 al 1566. Maona è probabilmente una parola di origine araba, derivata da maounach (impresa) o mauna (aiuto). Tutte le famiglie che compartecipavano alla maona aggiunsero al loro cognome quelllo di Giustiniani, con riferimento a Giustiniano il grande imperatore bizantino.

A 1715 map of the Aegean Sea
Mappa del Mar Egeo del 1715: il dettaglio mostra l'isola di Scio e la vicina costa asiatica: 1) Città di Scio; 2) Cismes; 3) Fochies; 4) Candarli

Nel Trecento i Genovesi contendevano ad i Veneziani il controllo dei commerci con il Levante ed il Mar Nero. Venezia aveva le sue basi in
Negroponte e Candia; Genova aveva necessità di uno scalo sicuro sulla rotta per Costantinopoli. A questo scopo la Repubblica di Genova decise di occupare l'isola di Scio ed il vicino porto di Fochies sul continente.
Poichè le finanzestatali non erano in grado di far fronte ai costi della spedizione, fu chiesto ad alcuni ricchi cittadini di farsi carico del finanziamento della stessa; i debiti sarebbero stati estinti con i proventi derivanti dalle conquiste effettuate. Il 26 febbraio 1347 la Repubblica concesse ai finanziatori di gestire direttamente le risorse di Scio e Fochies per un periodo di 29 anni. A questo scopo fu fondata la Maona Giustiniani che in seguito ottenne una proroga indefinita della concessione.

Main gate and tower protecting it
Principale porta d'ingresso alla città e bastione che la protegge

A differenza di tante antiche città greche, Scio non era stata fondata su di una altura che costituisse una difesa naturale; non aveva una acropoli dove gli abitanti potessero rifugiarsi e dalla quale contrastare gli attacchi del nemico. I Genovesi trovarono alcune fortificazioni bizantine, ma preferirono costruire delle nuove mura per proteggere la città.
Nel Trecento molti erano i concorrenti di Genova per la supremazia nell'Egeo: innanzitutto Venezia, poi l'Impero Bizantino, debole militarmente e spesso scosso da conflitti dinastici, ma ancora ricco e provvisto di una lunga tradizione diplomatica. Esso era solitamente in buoni rapporti con Genova, ma per l'effetto di conflitti dinastici a volte si alleò con Venezia. Franchi, Catalani, Napoletani, Fiorentini erano anche essi della partita avendo possedimenti ed interessi nella Grecia continentale o nelle isole. Sulla costa asiatica si stava intanto affacciando un'altra potenza; gli Ottomani stavano gettando le fondamenta di quello che sarebbe divenuto un grande impero. Genova, Venezia e i Bizantini pensarono di utilizzarne la forza militare, ritenendo che per l'assenza di esperienza sul mare gli Ottomani sarebbero sempre stati controllabili. Furono navi genovesi quelle che nel 1354 trasbordarono truppe ottomane in Europa per la prima volta.

Tower bearing the coats of arms of Genoa and of the Giustiniani
Bastione decorato con lo stemma della Repubblica di Genova (croce) e dei Giustiniani (aquila sopra torre)

Nel 1453 quando il Sultano Maometto II lanciò l'attacco contro le mura di Costantinopoli, la colonia genovese di Galata, posta di fronte alla città assediata, proclamò la sua neutralità. I genovesi di Scio invece inviarono in soccorso un contingente di volontari guidati da un Giustiniani. Questi ebbe un ruolo di primo piano nella difesa delle mura: il suo ferimento nel corso dell'assalto finale fu interpretato come segnale premonitore dell'imminente catastrofe.

Towers strengthened by the Venetians
Bastioni rafforzati durante la breve occupazione veneziana

Le mura di Scio erano protette da un ampio fossato (che oggi serve da parcheggio cittadino) che isolava la città con la sola eccezione di una porta. Dopo la caduta di Costantinopoli la Repubblica di Genova dovette trovare un modus vivendi con il Sultano; poichè questi titeneva che solo Venezia potesse ostacolare seriamente i suoi piani di espansione, preferì consentire la sopravvivenza delle basi genovesi. Tuttavia la Maona Giustiniani dovette accettare di pagare un tributo annuo e di fare omaggio di forniture di mastica, una resina gommosa che trasuda dalla corteccia di un albero che cresce nella parte meridionale dell'isola.

Maritime walls and tower at the north eastern corner
Mura marittime e torre di nord est

La Maona Giustiniani continuò a governare Scio fino al 1566, quando un ritardo nel pagamento del tributo annuale fornì il pretesto a Solimano il Magnifico per la sua ultima conquista (morì poco dopo). La resistenza fu minima, ma quando gli Ottomani pretesero di arruolare nel corpo dei giannizzeri un giovanetto per famiglia, alcuni componenti della comunità dei Giustiniani si rifiutarono e diciotto di essi vennero uccisi in quello che fu chiamato il massacro di Scio. In Italia l'evento fece profonda impressione e fu dipinto da numerosi artisti tra i quali Francesco Solimena il cui quadro è tra i capolavori del Museo Nazionale di Capodimonte a Napoli.
Le più ricche famiglie di origine genovese preferirono lasciare l'isola. Giuseppe Giustiniani si trasferì a Roma, dove suo cognato Cardinal Vincenzo Giustiniani lo introdusse alla corte papale. Egli maritò le sue tre figlie ad altrettanti componenti l'aristocrazia romana; suo figlio intraprese la carriera ecclesiastica e divenne cardinale nel 1586. Nel 1590 comprò il palazzo romano che ancora oggi porta il suo nome e che ospita l'ufficio del Presidente del Senato. Nel 1595 comprò per la famiglia il feudo di Bassano.

Venetian and Turkish cannon and a cannon used as an ashtray
Cannoni veneziani ed ottomani uno dei quali è stato trasformato in portacenere

Tutto sommato la vita non cambiò molto a Scio dopo il 1566; i Latini, come venivano chiamati i Genovesi ed i Veneziani nel Levante, dovettero lasciare le loro case in città, ma mantennero le loro proprietà agrarie. Scio rimase una prospera isola dove Turchi, Greci, Ebrei e Latini convissero senza maggiori contrasti.
Gli eventi del settembre 1694 posero fine a questo stato di cose: nel 1685-86 sotto il vigoroso comando di Francesco Morosinii Veneziani avevano conquistato la Morea e nel 1687 si erano spinti fino ad Atene; nel frattempo i loro alleati, l'imperatore d'Austria ed il Re di Polonoia avevano inflitto severe perdite alle armate ottomane. Le disfatte subite portarono alla deposizione del Sultano Maometto IV. I suoi successori Solimano II e Ahmet III riuscirono a contenere l'avanzata dei nemici e la guerra si trascinò per anni senza che una delle parti riuscisse a sferrare il colpo decisivo.
I Veneziani tentarono di riconquistare Negroponte e Candia, ma inutilmente. Nel 1694 decisero di tentare la conquista di Scio nella convinzione che il Sultano avrebbe chiesto la pace. Ci riuscirono abbastanza facilmente ed il loro arrivo fu salutato favorevolmente dalla popolazione greca dell'isola. La conquista suscitò grande emozione a Venezia, ma non produsse l'effetto sperato sul Sultano. Il Comandante Alessandro Zeno ritenne quindi necessario rafforzare le difese dell'isola trasformando cinque torri delle mura in altrettanti bastioni in grado di sostenere l'attacco dell'artiglieria ottomana. Per far ciò impose alla popolazione locale delle pesanti corvées.
Nel febbraio 1695 il comandante veneziano temette che gli Ottomani potessero attaccare la Morea e decise di ritirarsi colà con la flotta. La popolazione greca avvertì gli Ottomani che senza colpo ferire rioccuparono Scio. Fu la fine dell'aristocrazia locale di origine genovese che perse tutti i suoi diritti e privilegi. Alessandro Zeno fu convocato a Venezia e processato: morì in carcere due anni più tardi.

Turkish tombs and a Turkish fountain in the old town
Cimitero e fontana ottomani nella città vecchia

Nonostante tutto Scio continuò a prosperare e la sua popolazione nel Settecento raggiunse i 100.000 abitanti (oggi 50.000). I Greci, come in altre isole dell'Egeo, si sostituirono ai Latini nel provvedere ai commerci nell'ambito dell'Impero Ottomano che si estendeva dalla Crimea allo Yemen e dall'Algeria al Golfo Persico.
Nel 1822, i Greci di Scio, spinti dall'esempio di quelli del Peloponneso che nel 1821 si erano ribellati, tentarono anch'essi di sottrarsi al giogo ottomano. Il loro tentativo fallì ed il Sultano rivolse contro di loro la sua ira. Si stima che circa 25.000 persone siano state massacrate. L'opinione pubblica europea fu scossa e parteggiò sempre più per gli insorti. Il pittore Eugenio Delacroix nel 1824 espose al Salon una grande tela che raffigurava quei drammatici eventi. Essa è oggi tra i capolavori del Louvre.

The (former) main mosque and the Turkish baths
La Grande Moschea (oggi museo) e le rovine di un bagno turco

Nel 1884 un grave terremoto colpì Scio distruggendo molte abitazioni; ciò accentuò il declino dell'isola. Nel 1912 l'isola fu annessa al Regno di Grecia e l'assegnazione fu confermata dai trattati di Losanna del 1923 che posero fine al conflitto greco-turco. Una cortina calò tra l'isola e il vicinissimo continente interrompendo così i consueti contatti tra Scio e le cittadine sulla costa e la non lontana Smirne. Dagli anni novanta un progressivo riavvicinamento ha consentito una ripresa dei traffici.

Per scoprire le fonti della ricchezza di Scio andare a pagina due.